I fattori fondamentali per la scelta di una mascherina
Tipologie
La diffusione delle mascherine, soprattutto nelle grandi città, è diventata sempre più evidente negli ultimi anni, non solo durante il periodo più a rischio per chi è allergico ai pollini, ma durante tutto l’anno. Esiste però una certa disinformazione in merito ai diversi tipi di mascherine disponibili sul mercato e alle loro funzioni, che sono piuttosto specifiche. Alcune sono pensate per un uso professionale in ambito medico, altre per comuni cittadini che vivono in aree fortemente inquinate, altre ancora per chi deve maneggiare sostanze potenzialmente tossiche. In questa pagina cercheremo di fare chiarezza sull’argomento analizzando le caratteristiche delle varie tipologie di mascherina.
Le Mascherine Chirurgiche
(UNI EN 14683:2019 + AC:2019)
Le mascherine chirurgiche sono quelle che rispettano la norma UNI EN 14683:2019 + AC:2019 che definisce “la costruzione, la progettazione, i requisiti di prestazione e i metodi di prova per le maschere facciali a uso medico destinate a limitare la trasmissione di agenti infettivi da parte del personale ai pazienti durante le procedure chirurgiche e altre attività mediche con requisiti simili”.
Nello specifico, “il principale utilizzo previsto delle maschere facciali ad uso medico è quello di proteggere il paziente dagli agenti infettivi e, inoltre, in determinate circostanze, di proteggere chi le indossa da spruzzi di liquidi potenzialmente contaminati. Possono anche essere destinate ad essere indossate dai pazienti e da altre persone per ridurre il rischio di diffusione delle infezioni, in particolare in situazioni epidemiche o pandemiche”. La norma precisa inoltre che “una maschera facciale ad uso medico con una barriera microbica appropriata può anche essere efficace nel ridurre l’emissione di agenti infettivi da naso e dalla bocca di un portatore asintomatico o di un paziente con sintomi clinici”.
Le 3 tipologie di mascherina DPI
Le maschere che offrono un reale schermo contro il coronavirus sono classificati come dispositivi di protezione individuale (DPI) che si suddividono in tre classi di protezione:
- FFP1/P1 – efficienza fino al 78%
- FFP2/P2 – efficienza fino al 92%
- FFP3/P3 – efficienza fino al 98%
Mascherine FFP1, FFP2, FFP3
(UNI EN 149:2009)
Per poter parlare di mascherine di protezione delle vie respiratorie bisogna guardare ad altre norme, in particolare alla UNI EN 149:2009 di recepimento della normativa europea EN 149:2001 + A1:2009 che definisce “i requisiti minimi per le semi-maschere filtranti antipolvere utilizzate come dispositivi di protezione delle vie respiratorie” prevedendo tre classi di protezione in base all’efficienza filtrante, vale a dire FFP1, FFP2 e FFP3. Le mascherine conformi a questa normativa sono costituite interamente o prevalentemente di materiale filtrante, coprono naso, bocca e possibilmente anche il mento (semi-maschera), possono avere una o più valvole di inspirazione e/o espirazione e sono progettate per la protezione sia da polveri sottili (generate dalla frantumazione di solidi), sia da nebbie a base acquosa e nebbie a base organica (aerosol liquidi) e fumi (liquidi vaporizzati).
Le tre classi di protezione FFP (la sigla sta per filtering face piece, in italiano “facciale filtrante delle particelle”) differiscono tra loro in funzione dell’efficacia filtrante (limite di penetrazione del filtro con un flusso d’aria di 95 L/min) e della perdita totale verso l’interno (TIL, Total Inward Leakage, la % di aria in ingresso nell’area di respirazione e quindi anche di inquinanti ambientali o agenti potenzialmente patogeni come il Sars-Cov-2).
Mascherine di classe FFP1
Le mascherine di classe FFP1 assicurano un primo livello di protezione delle vie respiratorie in ambienti polverosi e che contengono particelle in sospensione. Si tratta quindi di maschere semi-facciali antipolvere comunemente utilizzate in diversi settori (industria tessile, alimentare, mineraria, siderurgica, edilizia e costruzioni, del legno, tranne legno duro) in grado di proteggere le vie respiratorie da particelle solide e liquide non volatili quando la loro concentrazione non supera 4,5 volte il valore limite* di soglia previsto dalla normativa.
Hanno una capacità filtrante di almeno l’80% delle particelle sospese nell’aria e una perdita verso l’interno minore del 22%. Non è idonea per la protezione da agenti patogeni che si trasmettono per via aerea.
Mascherine di classe FFP2
La mascherine FFP2 offrono un secondo livello di protezione delle vie respiratore e sono generalmente utilizzate nell’industria tessile, mineraria, farmaceutica, siderurgica, industrie agricole e ortofrutticole, della carrozzeria automobilistica, del legno (tranne il legno duro), nei laboratori di analisi e anche dagli operatori sanitari o personale esposto a rischi basso-moderati.
Sono in grado di proteggere le vie respiratorie da polveri, nebbie e fumi di particelle con un livello di tossicità compreso tra il basso e medio la cui concertazione arriva fino a 12 volte il valore limite* previsto dalla normativa. Hanno una capacità filtrante di almeno il 94% delle particelle sospese nell’aria e una perdita verso l’interno minore dell’8%.
Mascherine di classe FFP3
Le mascherine di classe FFP3 sono un dispositivo di protezione delle vie aeree comunemente utilizzato nell’industria tessile, mineraria, farmaceutica, dell’edilizia e costruzioni, siderurgica, trattamento dei rifiuti, nei laboratori di analisi e anche dagli operatori sanitari che assistono individui infetti o potenzialmente infetti e personale di ricerca esposto ad alto rischio.
Sono in grado di proteggere le vie respiratorie da polveri, nebbie e fumi di particelle tossiche (amianto, nichel, piombo, platino, rodio, uranio, pollini, spore e virus) con una concentrazione fino a 50 volte il valore limite* previsto dalla normativa. Hanno una capacità filtrante di almeno il 99% delle particelle sospese nell’aria e una perdita verso l’interno minore dell’2%.
Valore limite di soglia* (TLV, la concentrazione massima delle sostanze aerodisperse alla quale si ritiene si possa essere esposti senza effetti nocivi per la salute)
Come scegliere la mia mascherina di protezione respiratoria monouso?
Ogni tipo di maschera di protezione monouso dispone di caratteristiche differenti:
Livello di protezione | Maschera FFP1 | Maschera FFP2 | Maschera FFP3 |
---|---|---|---|
Contaminante | Particelle fini e polveri (silice, lana di vetro, grafite, cemento, zolfo, carbone, trucioli di metalli ferrosi, legno, ecc.). |
Particelle fini e tossiche (quarzo, trucioli di metallo, muffe, batteri, ecc.). |
Particelle pericolose e cancerogene (amianto, virus, spore, pesticidi, piombo, cemento, ecc.) |
Utilizzo | Perfetta per i lavori di bricolage e lavori in diversi settori: industria tessile, artigianato, metallurgia, falegnameria, ecc. | Ideale per una varietà di lavori in diversi settori:trattamento delle acque reflue, smaltimento dei rifiuti, miniere, cave,lavorazione del metallo. | Ideale per chi lavora a contatto con l’amianto (in concentrazione inferiore a 1 fibra/cm3 in 1 ora) o la legionella (intervento di breve durata).Protegge contro polline e virus (influenza aviaria, influenza A / H1N1, SARS, tubercolosi). |
Presenza o meno della valvola | Disponibile con o senza valvola | Disponibile con o senza valvola | Sempre dotata di una valvola |
La valvola presente su una maschera possiede numerosi vantaggi:
- un maggiore comfort,
- assenza di condensa all’interno della maschera,
- nessun appannamento degli occhiali,
- previene la resistenza respiratoria, aiutando a inspirare ed espirare facilmente.
Tutte le maschere FFP1, FFP2 e FFP3 sono monouso.
I Filtri da N95 a N100
Oltre alle norme fin qui citate, altre normative riguardano la classificazione del materiale filtrante. In Europa, la EN 143 identifica tre categorie di filtri per polveri in base alla loro efficienza filtrante: la classe P1 in grado di fornire protezione da polveri solide, e i filtri P2 e P3, classificati in base alla loro capacità di filtrare soltanto particelle solide o particelle solide e nebbie. Analogamente, anche negli Stati Uniti, l’Istituto per la sicurezza e la salute sul lavoro ha definito alcune categorie di filtri antiparticolato in base alla resistenza agli oli (N, non resistente gli oli, e R, resistente agli oli), alla impermeabilità agli oli (P), e alla capacità filtrante.
La dicitura N95 indica un filtro antiparticolato non resistente agli oli in grado di filtrare il 95% delle particelle sospese nell’aria.
La dicitura N99 indica un filtro antiparticolato non resistente agli oli in grado di filtrare il 99% delle particelle sospese nell’aria
La dicitura N100 indica un filtro antiparticolato non resistente agli oli in grado di filtrare il 99,97% delle particelle sospese nell’aria.
Alla stessa maniera, un filtro R95 indica un filtro resistente agli oli in grado di filtrare almeno il 95% delle particelle sospese nell’aria, mentre un filtro P95 è un filtro impermeabile agli oli con capacità filtrante del 95%. Sulle piattaforme di vendita online non è raro imbattersi in questo tipo di classificazione, così come in altre diciture che includono, ad esempio, la lettera K, un’ulteriore classificazione legata alla capacità filtrante di determinati inquinanti, nel caso di K si tratta di molecole come ammoniaca e derivati.
Materiali e regolazione
Un ulteriore elemento da considerare prima dell’acquisto di una mascherina riguarda i materiali con cui è realizzata e la possibilità di regolarla in modo da renderla il più confortevole possibile. I modelli antivento, come abbiamo visto, sono riutilizzabili e dunque spesso realizzati o in cotone o in materiali sintetici facilmente lavabili. I respiratori e le mascherine chirurgiche, invece, sono pensati per un uso limitato a poche ore, per cui sono realizzate con materiali diversi. Quelle per uso sanitario, per esempio, sono fatte in genere in non tessuto (TNT), ovvero in un velo di fibre (che può essere composto da poliestere, viscosa o altro ancora) che viene realizzato utilizzando metodi differenti rispetto a quelli di tessitura tradizionali. In generale, è importante assicurarsi di non essere allergici ad alcuni dei materiali utilizzati per la costruzione della maschera, dato che questa dovrà rimanere a stretto contatto con parti sensibili del viso per un tempo più o meno lungo. Per quanto riguarda invece le regolazioni possibili, anche queste sono in genere più diffuse tra i respiratori, dove spesso la lunghezza dell’elastico può essere modificata e dove è presente una barretta stringinaso integrata che permette di far aderire meglio la maschera al viso. Sono accorgimenti non sempre presenti nei modelli per uso chirurgico, che oltretutto vanno indossati seguendo regole molto precise.
Le normative CEE nella scelta del DPI
Per scegliere nel modo giusto una mascherina protettiva, oltre alla funzione, è importante prendere come punto di riferimento le normative CEE. In particolare quando si parla dei DPI per le vie respiratorie, occorre fare riferimento alla Direttiva Europea 89/686/CEE. Come possiamo intuire da tale normativa, questi dispositivi devono avere il marchio CE – cat. III e l’omologazione UNI 10720 per poter essere considerati idonei.
Quando parliamo invece di mascherine chirurgiche non facciamo riferimento a dispositivi di protezione individuale. La loro funzione non è quella di proteggere dall’aria contaminata e pertanto fanno riferimento ad un’altra direttiva CEE, la 93/42CEE.
Possiamo dividere le DPI per le vie respiratori in 2 grandi gruppi:
- DPI isolanti
- DPI a filtro
Nel primo caso si tratta di dispositivi che isolano l’operatore dall’ambiente e gli forniscono aria o gas non inquinati o contaminati. Si rivelano utili anche in presenza di scarsità di ossigeno. Questi dispositivi vanno indossati quando la percentuale di ossigeno inferiore a quella normale e quando non si conosce bene il tipo d’inquinante o contaminante presente nell’aria.
I DPI a filtro invece, filtra l’aria presente e rimuove le sostanze pericolose e inquinanti. Si tratta di mascherine meno efficaci di quelle isolanti e vanno usate per un tempo limitato e solo quando si è sicuri di quale sostanza pericolosa è presente nell’ambiente di lavoro.
Questi DPI vengono suddivisi in:
- DPI antipolvere
- DPI antigas o vapori
- DPI misti
Ciascun dispositivo può essere con ventilazione assistita, in questo caso l’aria viene convogliata dentro il filtro e poi verso l’operatore da un ventilatore, oppure con ventilazione non assistita, con l’aria che passa attraverso il filtro con la naturale respirazione dell’operatore.
Qual è la durata di vita di una mascherina monouso?
- La maschera ha una durata di vita limitata, con una data di scadenza.
- Le maschere usa e getta non devono essere conservate dopo l’uso, ma gettate. Esse sono, appunto, monouso.
- La durata dell’efficacia di una mascherina monouso varia in base all’utilizzo. Generalmente, una mascherina monouso deve essere sostituita in presenza di un’alta resistenza respiratoria dovuta ad un accumulo di polveri o dell’umidità (nebbia, respiro o sudore), che rende il filtro saturo.
- Una maschera che è stata conservata in un ambiente polveroso perde la sua efficacia, anche se non è mai stata utilizzata.
- Se la maschera è danneggiata o strappata, perde la sua efficacia. Deve, dunque, essere sostituita, anche se non è mai stata utilizzata.
- Esistono anche delle mascherine antipolvere riutilizzabili.
Come si indossa una mascherina monouso?
Perché l’uso della mascherina chirurgica sia effettivamente efficace è necessario indossarla nel modo corretto, seguendo una serie di passaggi spiegati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Riportiamo qui la procedura spiegata passo dopo passo:
- prima di indossare la mascherina, lavare le mani con acqua e sapone o con un gel disinfettante a base di alcol;
- coprire la bocca e il naso con la maschera ed essere certi che non ci siano aperture tra la maschera e il viso;
- non toccare la maschera finché la si indossa: se lo si fa, lavare nuovamente le mani con acqua e sapone o con un gel disinfettante a base di alcol;
- sostituire la maschera non appena quella indossata diventa umida e non riutilizzare mai una maschera monouso;
- per rimuovere la maschera, non toccarne mai la parte frontale, ma solo gli elastici o i lacci;
- gettare immediatamente la maschera usata in un cestino ben chiuso;
- lavare le mani con acqua e sapone o con un gel disinfettante a base di alcol.
Conclusioni
Considerata la difficoltà attuale nel reperire le mascherine, si consiglia di scegliere quella giusta in base alle necessità.
- Secondo gli esperti, la mascherina chirurgica, ad esempio, deve essere utilizzata quando si ha necessità di uscire di casa per fare la spesa, andare in farmacia, per situazioni di emergenza e per recarsi a lavoro.
- La mascherina FFP3, invece, è necessaria per gli operatori sanitari che operano in aree di degenza a rischio.
- La mascherina FFP2 con valvola di esalazione è necessaria per i soccorritori e il personale del triage perché a contatto con persone potenzialmente contagiate. La valvola è di supporto a chi è costretto ad utilizzarla a lungo tempo in presenza di pazienti potenzialmente malati.
- La mascherina FFP2 senza valvola è adatta a proteggere medici di medicina generale e guardia medica e deve essere inoltre indossata dalle Forze dell’Ordine in caso di emergenza.