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Le mascherine, utili feticci o inutile ciarpame? Conosciamole meglio per imparare a sceglierle consapevolmente.

7 Aprile, 2020coronavirus, Covid-19, Parthenope, solidarietà, SOSSTUDENTIONLUS, universitàadmin

I fattori fondamentali per la scelta di una mascherina

Tipologie

Le mascherine rappresentano una misura complementare  per il contenimento della trasmissione del virus e non possono in alcun modo sostituire il distanziamento fisico, l’igiene delle mani e l’attenzione scrupolosa nel non toccare il viso, il naso, gli occhi e la bocca. L’utilità delle mascherine nella popolazione generale, ad eccezione di quando una persona presenta sintomi respiratori, continua ad essere controversa. Esiste d’altronde una certa disinformazione in merito ai diversi tipi di mascherine disponibili sul mercato e alle loro funzioni, che sono piuttosto specifiche e che andremo ad analizzare qui di seguito. Esistono 2  macro aree: le mascherine chirurgiche e le mascherine filtranti (FFP1/FFP2/FFP3).

Le Mascherine Chirurgiche


(UNI EN 14683:2019 + AC:2019)
Le mascherine chirurgiche sono quelle che rispettano la norma UNI EN 14683:2019 + AC:2019 che definisce “la costruzione, la progettazione, i requisiti di prestazione e i metodi di prova per le maschere facciali a uso medico destinate a limitare la trasmissione di agenti infettivi da parte del personale ai pazienti durante le procedure chirurgiche e altre attività mediche con requisiti simili”.

Nello specifico, “il principale utilizzo previsto delle maschere facciali ad uso medico è quello di proteggere il paziente dagli agenti infettivi e, inoltre, in determinate circostanze, di proteggere chi le indossa da spruzzi di liquidi potenzialmente contaminati. Possono anche essere destinate ad essere indossate dai pazienti e da altre persone per ridurre il rischio di diffusione delle infezioni, in particolare in situazioni epidemiche o pandemiche”. La norma precisa inoltre che “una maschera facciale ad uso medico con una barriera microbica appropriata può anche essere efficace nel ridurre l’emissione di agenti infettivi da naso e dalla bocca di un portatore asintomatico o di un paziente con sintomi clinici”.

Le 3 tipologie di mascherina filtrante classificate DPI

Le maschere che offrono un reale schermo contro il coronavirus sono classificati come dispositivi di protezione individuale (DPI) che si suddividono in tre classi di protezione:

  • FFP1/P1 – efficienza fino al 78%
  • FFP2/P2 – efficienza fino al 92%
  • FFP3/P3 – efficienza fino al 98%

Mascherine FFP1, FFP2, FFP3
(UNI EN 149:2009)
Per poter parlare di mascherine di protezione delle vie respiratorie bisogna guardare ad altre norme, in particolare alla UNI EN 149:2009 di recepimento della normativa europea EN 149:2001 + A1:2009 che definisce “i requisiti minimi per le semi-maschere filtranti antipolvere utilizzate come dispositivi di protezione delle vie respiratorie” prevedendo tre classi di protezione in base all’efficienza filtrante, vale a dire FFP1, FFP2 e FFP3. Le mascherine conformi a questa normativa sono costituite interamente o prevalentemente di materiale filtrante, coprono naso, bocca e possibilmente anche il mento (semi-maschera), possono avere una o più valvole di inspirazione e/o espirazione e sono progettate per la protezione sia da polveri sottili (generate dalla frantumazione di solidi), sia da nebbie a base acquosa e nebbie a base organica (aerosol liquidi) e fumi (liquidi vaporizzati).

Le tre classi di protezione FFP (la sigla sta per filtering face piece, in italiano “facciale filtrante delle particelle”) differiscono tra loro in funzione dell’efficacia filtrante (limite di penetrazione del filtro con un flusso d’aria di 95 L/min) e della perdita totale verso l’interno (TIL, Total Inward Leakage, la % di aria in ingresso nell’area di respirazione e quindi anche di inquinanti ambientali o agenti potenzialmente patogeni come il Sars-Cov-2).

Mascherine di classe FFP1
Le mascherine di classe FFP1 assicurano un primo livello di protezione delle vie respiratorie in ambienti polverosi e che contengono particelle in sospensione. Si tratta quindi di maschere semi-facciali antipolvere comunemente utilizzate in diversi settori (industria tessile, alimentare, mineraria, siderurgica, edilizia e costruzioni, del legno, tranne legno duro) in grado di proteggere le vie respiratorie da particelle solide e liquide non volatili quando la loro concentrazione non supera 4,5 volte il valore limite* di soglia previsto dalla normativa.

Hanno una capacità filtrante di almeno l’80% delle particelle sospese nell’aria e una perdita verso l’interno minore del 22%. Non è idonea per la protezione da agenti patogeni che si trasmettono per via aerea.

Mascherine di classe FFP2
La mascherine FFP2 offrono un secondo livello di protezione delle vie respiratore e sono generalmente utilizzate nell’industria tessile, mineraria, farmaceutica, siderurgica, industrie agricole e ortofrutticole, della carrozzeria automobilistica, del legno (tranne il legno duro), nei laboratori di analisi e anche dagli operatori sanitari o personale esposto a rischi basso-moderati.

Sono in grado di proteggere le vie respiratorie da polveri, nebbie e fumi di particelle con un livello di tossicità compreso tra il basso e medio la cui concertazione arriva fino a 12 volte il valore limite* previsto dalla normativa. Hanno una capacità filtrante di almeno il 94% delle particelle sospese nell’aria e una perdita verso l’interno minore dell’8%.

Mascherine di classe FFP3
Le mascherine di classe FFP3 sono un dispositivo di protezione delle vie aeree comunemente utilizzato nell’industria tessile, mineraria, farmaceutica, dell’edilizia e costruzioni, siderurgica, trattamento dei rifiuti, nei laboratori di analisi e anche dagli operatori sanitari che assistono individui infetti o potenzialmente infetti e personale di ricerca esposto ad alto rischio.

Sono in grado di proteggere le vie respiratorie da polveri, nebbie e fumi di particelle tossiche (amianto, nichel, piombo, platino, rodio, uranio, pollini, spore e virus) con una concentrazione fino a 50 volte il valore limite* previsto dalla normativa. Hanno una capacità filtrante di almeno il 99% delle particelle sospese nell’aria e una perdita verso l’interno minore dell’2%.

Valore limite di soglia* (TLV, la concentrazione massima delle sostanze aerodisperse alla quale si ritiene si possa essere esposti senza effetti nocivi per la salute)

Come scegliere la mia mascherina di protezione respiratoria monouso?

Ogni tipo di maschera di protezione monouso dispone di caratteristiche differenti:

Livello di protezione Maschera FFP1 Maschera FFP2 Maschera FFP3
Contaminante Particelle fini e polveri
(silice, lana di vetro, grafite, cemento, zolfo, carbone, trucioli di metalli ferrosi, legno, ecc.).
Particelle fini e tossiche
(quarzo, trucioli di metallo, muffe, batteri, ecc.).
Particelle pericolose e cancerogene
(amianto, virus, spore, pesticidi, piombo, cemento, ecc.)
Utilizzo Perfetta per i lavori di bricolage e lavori in diversi settori: industria tessile, artigianato, metallurgia, falegnameria, ecc. Ideale per una varietà di lavori in diversi settori:trattamento delle acque reflue, smaltimento dei rifiuti, miniere, cave,lavorazione del metallo. Ideale per chi lavora a contatto con l’amianto (in concentrazione inferiore a 1 fibra/cm3 in 1 ora) o la legionella (intervento di breve durata).Protegge contro polline e virus (influenza aviaria, influenza A / H1N1, SARS, tubercolosi).
Presenza o meno della valvola Disponibile con o senza valvola Disponibile con o senza valvola Sempre dotata di una valvola

La valvola presente su una maschera possiede numerosi vantaggi:

  • un maggiore comfort,
  • assenza di condensa all’interno della maschera,
  • nessun appannamento degli occhiali,
  • previene la resistenza respiratoria, aiutando a inspirare ed espirare facilmente.

Tutte le maschere FFP1, FFP2 e FFP3 sono monouso.

I Filtri da N95 a N100

Oltre alle norme fin qui citate, altre normative riguardano la classificazione del materiale filtrante. In Europa, la EN 143 identifica tre categorie di filtri per polveri in base alla loro efficienza filtrante: la classe P1 in grado di fornire protezione da polveri solide, e i filtri P2 e P3, classificati in base alla loro capacità di filtrare soltanto particelle solide o particelle solide e nebbie. Analogamente, anche negli Stati Uniti, l’Istituto per la sicurezza e la salute sul lavoro ha definito alcune categorie di filtri antiparticolato in base alla resistenza agli oli (N, non resistente gli oli, e R, resistente agli oli), alla impermeabilità agli oli (P), e alla capacità filtrante.

La dicitura N95 indica un filtro antiparticolato non resistente agli oli in grado di filtrare il 95% delle particelle sospese nell’aria.
La dicitura N99 indica un filtro antiparticolato non resistente agli oli in grado di filtrare il 99% delle particelle sospese nell’aria
La dicitura N100 indica un filtro antiparticolato non resistente agli oli in grado di filtrare il 99,97% delle particelle sospese nell’aria.
Alla stessa maniera, un filtro R95 indica un filtro resistente agli oli in grado di filtrare almeno il 95% delle particelle sospese nell’aria, mentre un filtro P95 è un filtro impermeabile agli oli con capacità filtrante del 95%. Sulle piattaforme di vendita online non è raro imbattersi in questo tipo di classificazione, così come in altre diciture che includono, ad esempio, la lettera K, un’ulteriore classificazione legata alla capacità filtrante di determinati inquinanti, nel caso di K si tratta di molecole come ammoniaca e derivati.

Materiali di realizzazione delle mascherine

Le comuni mascherine chirurgiche monouso sono costituite da tre stati di tessuto non tessuto (TNT) in polipropilene realizzati con diverse tecniche di produzione a seconda della loro funzione. Lo strato esterno, a forma di conchiglia, è un TNT di polipropilene spun-bond, realizzato mediante l’omonima tecnica che consiste nel depositare su una tela di raccolta filamenti continui in modo casuale ed uniforme. Lo strato esterno è una sorta di velo che fa da copertura ed è la parte più esposta all’ambiente circostante. Lo strato intermedio è costituito dal filtro vero e proprio, in quanto è in grado di trattenere principalmente particelle di aerosol, microrganismi e fluidi corporei pericolosi: è un TNT di polipropilene melt-blown ottenuto da filamenti di polimeri estrusi attraverso speciali teste. Attraverso questa tecnica si ottengono microfibre dal diametro variabile, ed è proprio questa la peculiarità che consente di ottenere le capacità filtranti del tessuto in polipropilene. Infine, lo strato più interno è sempre un TNT in polipropilene spun-bond che funge da nastro separando il sistema filtrante dalla pelle del viso.

Le mascherina FFP sono realizzate con tessuti-non-tessuti che possiedono diverse proprietà e funzionalità.

Lo strato esterno della mascherina filtrante funge da protezione dalle particelle di dimensioni più grande ed è fatto spesso in TNT in propilene. Oltre, lo strato esterno,  in genere ci sono 2/4 strati intermedi realizzati tessuto melt-blown. Lo strato interno svolge due funzioni, quella di proteggere la maschera dall’umidità prodotta con il respiro e di mantenere la forma della maschera. Particolarità della mascherina è la presenza di uno strato elettrostatico filtrante capace di bloccare le particelle di polvere più piccole e cariche elettrostaticamente.

Le normative CEE nella scelta del DPI

Per scegliere nel modo giusto una mascherina protettiva, oltre alla funzione, è importante prendere come punto di riferimento le normative CEE. In particolare quando si parla dei DPI per le vie respiratorie, occorre fare riferimento alla Direttiva Europea 89/686/CEE. Come possiamo intuire da tale normativa, questi dispositivi devono avere il marchio CE – cat. III e l’omologazione UNI 10720 per poter essere considerati idonei.

Quando parliamo invece di mascherine chirurgiche non facciamo riferimento a dispositivi di protezione individuale. La loro funzione non è quella di proteggere dall’aria contaminata e pertanto fanno riferimento ad un’altra direttiva CEE, la 93/42CEE.

Possiamo dividere le DPI per le vie respiratori in 2 grandi gruppi:

  • DPI isolanti
  • DPI a filtro

Nel primo caso si tratta di dispositivi che isolano l’operatore dall’ambiente e gli forniscono aria o gas non inquinati o contaminati. Si rivelano utili anche in presenza di scarsità di ossigeno. Questi dispositivi vanno indossati quando la percentuale di ossigeno inferiore a quella normale e quando non si conosce bene il tipo d’inquinante o contaminante presente nell’aria.

I DPI a filtro invece, filtra l’aria presente e rimuove le sostanze pericolose e inquinanti. Si tratta di mascherine meno efficaci di quelle isolanti e vanno usate per un tempo limitato e solo quando si è sicuri di quale sostanza pericolosa è presente nell’ambiente di lavoro.

Questi DPI vengono suddivisi in:

  • DPI antipolvere
  • DPI antigas o vapori
  • DPI misti

Ciascun dispositivo può essere con ventilazione assistita, in questo caso l’aria viene convogliata dentro il filtro e poi verso l’operatore da un ventilatore, oppure con ventilazione non assistita, con l’aria che passa attraverso il filtro con la naturale respirazione dell’operatore.

Qual è la durata di vita di una mascherina monouso?

  • La maschera ha una durata di vita limitata, con una data di scadenza.
  • Le maschere usa e getta non devono essere conservate dopo l’uso, ma gettate. Esse sono, appunto, monouso.
  • La durata dell’efficacia di una mascherina monouso varia in base all’utilizzo. Generalmente, una mascherina monouso deve essere sostituita in presenza di un’alta resistenza respiratoria dovuta ad un accumulo di polveri o dell’umidità (nebbia, respiro o sudore), che rende il filtro saturo.
  • Una maschera che è stata conservata in un ambiente polveroso perde la sua efficacia, anche se non è mai stata utilizzata.
  • Se la maschera è danneggiata o strappata, perde la sua efficacia. Deve, dunque, essere sostituita, anche se non è mai stata utilizzata.
  • Esistono anche delle mascherine antipolvere riutilizzabili.

Come si indossa una mascherina monouso?

Prima di indossare la mascherina 

  • lavare le mani con acqua e sapone per almeno 40-60 secondi o eseguire l’igiene delle mani con soluzione alcolica per almeno 20-30 secondi;  
  • indossare la mascherina toccando solo gli elastici o i legacci e avendo cura di non toccare la parte interna; 
  • posizionare correttamente la mascherina facendo aderire il ferretto superiore al naso e portandola sotto il mento; 
  • accertarsi di averla indossata nel verso giusto (ad esempio nelle mascherine chirurgiche la parta colorata è quella esterna);

Durante l’uso 

  • se si deve spostare la mascherina manipolarla sempre utilizzando gli elastici o i legacci; 
  • se durante l’uso si tocca la mascherina, si deve ripetere l’igiene delle mani; 
  • non riporre la mascherina in tasca e non poggiarla su mobili o ripiani; 

Quando si rimuove 

  • manipolare la mascherina utilizzando sempre gli elastici o i legacci;
  • lavare le mani con acqua e sapone o eseguire l’igiene delle mani con una soluzione alcolica;

Nel caso di mascherine riutilizzabili

  • procedere alle operazioni di lavaggio a 60 gradi con comune detersivo o secondo le istruzioni del produttore, se disponibili; talvolta i produttori indicano anche il numero massimo di lavaggi possibili senza riduzione della performance della mascherina;
  • dopo avere maneggiato una mascherina usata, effettuare il lavaggio o l’igiene delle mani.  Come smaltire le mascherine?
  • Se è stata utilizzata una mascherina monouso, smaltirla con i rifiuti indifferenziati;  
  • se è stata indossata una mascherina riutilizzabile, metterla in una busta e seguire le regole per il suo riutilizzo dopo apposito lavaggio.

Come smaltire le mascherine?

  • Se è stata utilizzata una mascherina monouso, smaltirla con i rifiuti indifferenziati;  
  • se è stata indossata una mascherina riutilizzabile, metterla in una busta e seguire le regole per il suo riutilizzo dopo apposito lavaggio.

Conclusioni

Considerata la difficoltà attuale nel reperire le mascherine, si consiglia di scegliere quella giusta in base alle necessità.

  • Secondo gli esperti, la mascherina chirurgica, ad esempio, deve essere utilizzata quando si ha necessità di uscire di casa per fare la spesa, andare in farmacia, per situazioni di emergenza e per recarsi a lavoro.
  • La mascherina FFP3, invece, è necessaria per gli operatori sanitari che operano in aree di degenza a rischio.
  • La mascherina FFP2 con valvola di esalazione è necessaria per i soccorritori e il personale del triage perché a contatto con persone potenzialmente contagiate. La valvola è di supporto a chi è costretto ad utilizzarla a lungo tempo in presenza di pazienti potenzialmente malati.
  • La mascherina FFP2 senza valvola è adatta a proteggere medici di medicina generale e guardia medica e deve essere inoltre indossata dalle Forze dell’Ordine in caso di emergenza.
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